MARIO PIRANI
CONTRO I MEDICI
LA GHEPEÙ DI SIRCHIA
Senza che quasi nessuno se ne accorgesse, neanche la maggioranza dei diretti
interessati, si è verificata nei giorni scorsi una gravissima lesione della
libertà del medico di curare «secondo scienza e coscienza» i propri pazienti.
Un decreto legge punitivo e coercitivo contro tutti i
sanitari del Servizio Sanitario Nazionale - a firma Berlusconi, Tremonti,
Sirchia, Castelli, La Loggia - è stato approvato dal Coniglio dei ministri del
28 febbraio e pubblicato fulmineamente sulla Gazzetta Ufficiale del 4 marzo,
così da renderlo esecutivo in due giorni. Le proteste preoccupatissime delle
organizzazioni di categoria non hanno sortito alcun
effetto, anzi il governo ha rincarato la dose, battezzando «anti-frode», un
atto che bolla tutti i medici italiani come potenziali truffatori. La premessa
mediatica sta in quelle accuse esageratissime quanto proclamate volutamente ai
quattro venti contro la presunta corruzione dilagante nella medicina italiana,
nei confronti delle quali avevo messo sull´avviso a
suo tempo i lettori di questa rubrica («Vera o no la neo-tangentopoli?», 17
feb. 2003). Riscontravo, infatti, una malevola confusione tra quelle inchieste,
più che doverose nei confronti di alcuni fatti
criminosi (l´impianto di valvole cardiache difettose, la falsificazione di
ricettari con abnormi
ordinativi) e il polverone sollevato,
con la denuncia di ben 3000 medici e informatori scientifici, riguardante il
cosiddetto comparaggio. In questo campo, al di fuori di casi eclatanti
(regali di valore spropositato, viaggi pagati per tutta la famiglia, finte
ricerche), si stava delineando una campagna di criminalizzazione, prendendo
spunto dalle propensioni dei medici di base ad ordinare una specialità
piuttosto che un´altra analoga di marca diversa, su suggestione
dell´informatore scientifico. Si tratta di una pratica spesso normale, sovente
discutibile, mai criminosa e che soprattutto non danneggia il malato ma, se
mai, la casa concorrente. Che la campagna fosse
strumentale lo si è visto col famigerato decreto che sancisce una «colpa
grave», sottratta all´esame della Magistratura, per tutti quei medici che
effettuano «prescrizioni farmaceutiche o diagnostiche non pertinenti con la patologia
di riferimento... determinano ingiustificati ricoveri ospedalieri o assumono
impegni e obbligazioni causando danno alle Asl». La pena minima inflitta è di
50.000 euro (pari a 100 milioni di lire), «non è ammesso il pagamento in misura
ridotta ed è inoltre disposta la confisca dei beni e delle cose che servirono a
commettere la violazione (l´ambulatorio? l´auto? gli strumenti diagnostici? ndr)...
per i dipendenti o convenzionati del SSN ovvero responsabili di strutture
sanitarie accreditate per l´erogazione di prestazioni clinico diagnostiche, la
pena pecuniaria è decuplicata... Il provvedimento deve essere comunicato
all´ordine professionale... che dispone della radiazione dalla professione.» L´applicazione di questo ukase staliniano è inoltre sottratto
alla magistratura e affidato a una speciale polizia all´uopo costituita,
dipendente dal ministero della Sanità, che dovrà verificare la cosiddetta
«pertinenza» delle prestazioni, nonché (dulcis in fundo) la «verifica della
corretta rappresentazione dei DRG (che servono a quantificare i rimborsi
ospedalieri, ndr) da parte degli ospedali pubblici, accreditati o comunque
finanziati dal SSN», i cui responsabili a vario livello vengono posti anch´essi
sotto la minaccia della nuova "Ghepeù" di Sirchia e Tremonti. D´ora
in poi ogni sanitario potrà essere condannato da questa autorità
amministrativa per aver prescritto un farmaco, prolungato una degenza, risolto
un dubbio clinico con un esame aggiuntivo. E´ evidente che di
fronte alla pesantezza delle pene i più saranno indotti ad astenersi, a scapito
del paziente, dal compiere molti atti che una buona medicina prescrive.
Tutto questo inoltre, come afferma una nota dell´Associazione medici
ospedalieri inviata al Parlamento perché rifiuti la ratifica del decreto, è di
dubbia costituzionalità poiché la cosiddetta Autorità amministrativa «non ha
titolo a verificare la sussistenza della colpa grave con una violazione del
diritto di difesa del cittadino che si realizza soltanto in un provvedimento
giudiziario.» E´ da presumere che Berlusconi e soci abbiano voluto tutto questo non certo soltanto per diminuire
una spesa farmaceutica, già oggi è minore in confronto a tutti gli altri grandi
paesi europei e che in questi giorni, sparsasi la notizia del decreto, sta
precipitando, ma anche per proseguire nella demolizione, secondo il programma
di Forza Italia, della sanità pubblica. Quei medici che paventavano
la Bindi forse apriranno gli occhi.