Gentile dottore,

sono un preoccupata da quando ho fatto la seconda dose di vaccino esavalente al mio bambino. Infatti, dopo circa 3-4 ore dalla somministrazione, gli è venuta la febbre che ha raggiunto i 40 °C durante la notte, accompagnata da tremori. Ovviamente mi sono precipitata in ospedale dopo avergli dato tachipirina a gocce; la febbre nel frattempo era scesa a 39°C e quindi sono

ritornata a casa; la febbre gli è passa completamente dopo circa 12 ore e dopo avergli dato altre 3 volte la tachipirina (che comunque non sembrava avesse alcuna azione sulla temperatura corporea del mio bambino). Vorrei precisare che prima che la febbre diventasse così alta avevo messo 2 volte ( distanza di 4 ore, l'una dall'altra) una supposta di tachipirina.

Anche la prima dose di vaccino esavalente gli aveva procurato la febbre ma aveva raggiunto max 39,3 °C e gli era passata in 24 ore.

Siceramente ora sono un preoccupata al pensiero del dover effettuare il richiamo fra sei mesi, anche perché il caso di mio figlio non sembra così isolato e visto addirittura anche i casi di morte improvvisa a seguito della somministrazione dell'esavelente di cui si legge e del fatto  che questo vaccino è sotto sorveglianza da gennaio 2004.

Ho espresso il mio dubbio al mio pediatra ma lui mi ha detto che il piano di vaccinazione deve essere continuato e che la febbre è solo una controindicazione del vaccino; inoltre, ha parlato del rapporto rischio/beneficio del vaccino, cosa che è difficile da comprendere per un genitore perché mio figlio non è "un numero" che rientra in uno schema statistico.

Vorrei un  consiglio anche da lei; devo fare il richiamo?

Autorizzo il trattamento dei mie dati e l'eventuale pubblicazione della lettera

Grazie

Daniela

 

 

Gent.ma Sig.ra

rispondendo alla sua preoccupazione riguardo la terza dose di vaccino esavalente a suo figlio, visto il riscontro di febbre particolarmente elevata alla seconda somministrazione (oltre i 40° C) e visto che tali reazioni, da quando in particolare si usa il vaccino antipertossico acellulare (meno responsabile del precedente vaccino, cellulare, di reazioni febbrili così elevate) sono comunque rare, prudenza vorrebbe non procedere con la terza somministrazione, rientrando il caso fra le reazioni generali maggiori alla somministrazione del vaccino.

Ovviamente questa è una risposta "generale" in quanto ragione vorrebbe che fosse l'analisi del singolo caso fatta dal suo pediatra a valutare il rapporto rischi/benefici nel proseguire o meno il ciclo vaccinale, mancando infatti una terza dose per completare.

Da un lato infatti le statistiche (a queste è indispensabile ricorrere) considerano progressivo il rischio di ulteriori reazioni simili con il passaggio alla seconda e alla terza dose (il suo caso) dello stesso vaccino, mentre dall'altro il non effettuarla ovviamente rende possibile l'eventuale contagio nei non protetti dal vaccino, sia se del tutto che se solo in parte.

L'uso del vaccino esavalente ha portato a notevoli progressi nelle copertura vaccinale e di conseguenza alla diminuzione dei residui casi di patologia infettiva connessa; purtroppo però l'identificazione del vaccino "responsabile" risulta difficoltosa sopratutto, ripetiamo, da quando è compreso il vaccino antipertossico acellulare, più "purificato".

Pertanto considereremmo la non somministrazione della terza dose (anche se, in effetti, la reazione febbrile del suo bambino, pur elevata, si è risolta di fatto senza complicazioni, alla stregua di possibili altre situazioni febbrili cui suo figlio, specie frequentando la comunità, andrà comunque incontro) come scelta giustificata, contando nel suo caso, come del resto nei pochissimi casi di reali controindicazioni alla pratica vaccinale, nella copertura assicurata dai coetanei di suo figlio, mentre ci orienteremmo, se il suo pediatra è d'accordo, alla somministrazione isolata della terza dose di antiepatite B (praticamente priva di effetti collaterali) in quanto patologia in genere non legata a frequenza di comunità.

Anche per quanto riguarda la protezione verso il tetano, altra patologia non provocata da un contagio interumano, consiglieremmo una terza dose magari verso il terzo anno di età.

Infine, per quanto riguarda i casi di decessi legati alla somministrazione di vaccino esavalente (3 casi in Germania e 1 in Austria negli ultimi 3 anni) l'Agenzia Europea di Valutazione dei Farmaci, dopo attenta valutazione, ha escluso un nesso causale; aggiungiamo infine che i 4 casi risultavano successivi alla quarta dose di esavalente e che il calendario italiano ne prevede solo tre.

A chi interessasse approfondire la questione in oggetto, il sito dell' Agenzia (pubblica) è www.emea.eu.int ; ci preme comunque sottolineare come la successione fosse unicamente temporale (entro 48 ore dalla somministrazione del vaccino) mancando altra forma di casualità accertata, e quindi un criterio assai labile.

Infatti il criterio "post-hoc, propter-hoc" (dopo questo, a causa di questo) se fosse accettato in tutte le manifestazioni umane, e non solo sanitarie, porterebbe in breve alla paralisi irrazionale di qualunque nostra attività !

 

Cordialmente